L’equilibrio di masse e colori presenti nelle immagini irreali di Davide Poloni rivela un chiaro intento di dare un ordine ad intime sensazioni, a pensieri notturni, a lontani ricordi diventati visioni fantastiche. I soggetti, siano essi paesaggi o fondali marini, sono quasi un pretesto. In essi i colori sono nitidi e
geometrici frammenti ricomposti in forma di case, colline, alberi, strade; perfino la luce non è diffusa ma assume le forme geometriche di cerchi concentrici o di raggi intorno al sole o alla luna. Ma alla stabilità delle forme geometriche si contrappone l’instabilità delle composizioni: case e alberi inclinati che assecondano la forma delle colline, strade che si contorcono, solchi d’aratro che
si avviluppano in improbabili volute, muri che si incurvano. E’ forse l’assenza dell’uomo a dare l’aspetto a queste composizioni di luoghi abbandonati, ma non abbandonati da molto, ma da poco, pochissimo: gli aquiloni continuano a volare come se qualche bambino avesse appena mollato
la presa, i prati sono falciati di fresco, i campi sono curati, le case ordinate; anche le barche a vela sono vuote, ma non sembrano andare alla deriva tanto è esatta la loro collocazione geometrica fra le strisce azzurre e blu che compongono il mare. Anche la scelta del fondo marino come soggetto forse non è casuale: è un luogo in cui non può esserci figura umana né luce, ma ci si può sbizzarrire nel
dare forme geometriche ai colori brillanti di pesci, coralli e conchiglie la semplificazione geometrica, la distorsione della realtà e l’inserimento di elementi dell’immaginario infantile (come case sulle nuvole) concorrono a creare immagini giocose ed inquietanti insieme, vicine nella loro nitidezza e lontane
come ancestrali ricordi nella loro occulta mestizia, ricche di colori ma prive di luce.
Dalle sue esperienze e dalla conoscenza della pittura dei fauves Davide Poloni ha creato opere stilisticamente nuove che rivelano, nonostante la giovane età,una notevole maturità artistica ed una spiccata personalità.
1997 Manuela Caretta