Davide Poloni è figlio d’arte e, come tale, ha inizialmente guardato al tipico mondo figurativo del padre Roberto: un pittore e scultore affermato ed originale, teso a rappresentare, attraverso forme e colori, un sentimento genuino della vita dell’uomo e della natura. Un sentimento che Davide ha interpretato in chiave del tutto personale fin da quando, verso la fine degli anni Ottanta, ha dato vita ad una serie di paesaggi della Sardegna, investiti da luci abbaglianti: massi infuocati di scogli emergenti da una distesa verde d’acque; scogliere come mitici, ancestrali, monumenti naturali, realizzati come solenni costruzioni dai forti contrasti cromatici, gialli, arancioni, viola e rossi squillanti, simboli di una natura
solitaria e selvaggia.Verso i primi anni Novanta Davide affronta ancora temi legati al misterioso
scenario d’acque marine, immaginando immersioni sui fantastici fondali dove,tra verdi, azzurri e viola, si muovono guizzanti pesci iridescenti dai pi˘ svariati colori, stelle marine e polpi dai lunghi tentacoli disposti nello spazio marino come mirabili decorazioni barocche. La fervida fantasia di Davide Poloni,
continuamente sollecitata dal mondo della natura e da quello più intimo del sogno, ha dato vita anche ad una straordinaria serie di paesaggi veneti (il Montello, il Piave), profondamente trasfigurati, ricchi di fermenti fauves ed impressionisti. Paesaggi antropomorfizzati, dipinti come specchio di un favoloso
Eden denso di colori squillanti e armoniosamente accostati come in taluni memorabili paesaggi di Gauguin.
Negli anni più recenti, la visione di Davide Poloni si è ulteriormente inoltrata nel regno della fantasia e del sogno riuscendo a creare una nutrita serie d’opere dai risvolti surreali. Si tratta, comunque, di un surrealismo che si allontana sia da quello rustico ed impetuoso del padre (il linguaggio di Davide è più decorativo ed elegante), sia da quello visionario ed inquietante di Salvador Dalì. Davide Poloni, infatti, compone i suoi lavori spinto da un impulso sentimentale libero da qualsiasi condizionamento intellettualistico, ritrovando un modo di raffigurare le apparenze delle cose come se queste fossero viste dall’occhio incantato del “fanciullino” pascoliano. Case e ville compenetrate su colline
ondeggianti o sospese su cime inaccessibili: fiumi torrenti come nastri azzurri chiusi tra verdi colline o altissime montagne rocciose, cieli come arazzi carichi di luci purissime o cosparsi di nubi che si trasformano in colline vaganti. Nubi,quindi, come sogni sospesi nello spazio: magiche isole di un mondo irreale carico di una segreta vitalità. Un mondo che in taluni dipinti assume dimensioni
totalizzanti: mari, monti, alberi, case, colline, montagne,uccelli e astri nel firmamento, rivivono in un unico quadro, in una visione simultanea di tempo e di spazio, di interno ed esterno, di aria e di terra, di impulsi sentimentali e di eleganti scansioni lineari e cromatiche.Per vie del tutto personali, pur non dimenticando gli insegnamenti paterni,Davide Poloni Ë riuscito a crearsi uno stile capace di fondere, in maniera mirabile, opposte tensioni spirituali senza per questo creare contrasti tra natura e cultura, tra intuizioni metafisiche e scoperte legate ai ricordi mitici dell’infanzia. Un’infanzia dove anche i sogni si colorano di luci e di forme reali, dove anche il volo di una collina, di una casa, di un albero diventa
metafora di una segreta aspirazione verso la rappresentazione di uno spazio infinito.
Marzo 1998 Ottorino Stefani